Come funziona davvero e quali sono le criticità nel 2025
Ogni anno lo Stato italiano destina circa 300 miliardi di euro per sostenere il sistema pensionistico. Una cifra enorme, che rappresenta una delle principali voci di spesa pubblica, ma nonostante questo impegno economico, le pensioni rischiano di diventare sempre meno adeguate rispetto ai redditi da lavoro.
A tale proposito, è fondamentale comprendere come funziona il sistema previdenziale e quali sono i suoi punti deboli, per non ritrovarsi impreparati negli anni a venire.
Dal retributivo al contributivo: una svolta epocale
Il sistema pensionistico italiano si regge su un principio di solidarietà intergenerazionale: i contributi che i lavoratori versano oggi vengono utilizzati per pagare le pensioni di chi è già in quiescenza.
Fino al 2011 vigeva il sistema retributivo, ovvero un sistema che calcolava l’assegno pensionistico sulla base delle ultime retribuzioni percepite. Questo garantiva pensioni mediamente più alte e, soprattutto, molto più vicine al reddito da lavoro.
Dal 2012, però, con la riforma Fornero, il passaggio al regime contributivo è diventato totale: la pensione dipende esclusivamente dai contributi versati nel corso della carriera e dall’età al momento del pensionamento.
Il risultato è un assegno mediamente più basso, soprattutto per chi ha carriere discontinue o ha iniziato a lavorare più tardi.
Le principali criticità del sistema
- Rapporto lavoratori/pensionati in calo
La popolazione invecchia, le nascite diminuiscono e i giovani entrano nel mercato del lavoro sempre più tardi. Questo squilibrio mette a rischio la sostenibilità del sistema. - Spesa pubblica crescente
I 190 miliardi di euro destinati ogni anno alle pensioni pesano in maniera significativa sul bilancio statale, riducendo le risorse per altri settori strategici come sanità e istruzione. - Contributi elevati, rendimenti bassi
I professionisti e gli imprenditori pagano aliquote previdenziali molto alte, ma il ritorno futuro in termini di pensione rischia di essere deludente. - Speranza di vita più lunga
Vivere più a lungo è un traguardo positivo, ma significa che l’INPS deve erogare pensioni per più anni, aumentando la pressione sul sistema e riducendo le risorse a disposizione delle nuove generazioni.
Quali strumenti affiancare alla pensione pubblica
Per tutte queste ragioni, il sistema pubblico, da solo, non basta più a garantire un tenore di vita adeguato. Per questo motivo sempre più imprenditori e professionisti scelgono di integrare la pensione con strumenti privati come:
- Fondi pensione, che permettono di dedurre fino a 5.164,57 € annui, riducendo l’imponibile fiscale e accumulando capitale per il futuro.
- PIP (Piani individuali pensionistici), ovvero prodotti assicurativi che consentono di costruire una rendita personalizzata.
- Conferimento del TFR che, se destinato a un fondo pensione, beneficia di una tassazione agevolata fino al 9%, molto più bassa della tassazione ordinaria.
Conclusione
Il sistema pensionistico italiano nel 2025 continua a reggersi su equilibri sempre più fragili: meno lavoratori, più pensionati e assegni meno generosi. Nonostante i miliardi spesi dallo Stato, il rischio per le nuove generazioni di ricevere pensioni insufficienti è concreto e sempre più vicino.
La soluzione, tuttavia, non è attendere, ma integrare: strumenti come fondi pensione, PIP e piani di previdenza complementare permettono di affiancare al sistema pubblico una rete di sicurezza che garantisce stabilità, vantaggi fiscali immediati e un futuro più solido.
La domanda che ogni imprenditore dovrebbe porsi oggi è: sto costruendo un piano previdenziale parallelo o sto affidando tutto il mio futuro allo Stato?
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