Forfettario, semplificato o ordinario?
Scegliere il regime contabile giusto non è una formalità, ma è un elemento che può incidere concretamente sulla tassazione, sulla gestione finanziaria e persino sull’accesso a crediti o finanziamenti.
Nel 2025, la normativa fiscale italiana offre tre regimi principali:
- Forfettario;
- Semplificato;
- Ordinario.
Ognuno di questi deve essere valutato in base alla struttura, al fatturato e agli obiettivi della singola attività.
In questo articolo li analizziamo nel dettaglio, con esempi concreti, per capire quale sia il più adatto a ciascuna situazione, tenendo presente che non esiste il regime migliore in assoluto, ma è sempre necessario parametrare ogni caso e trovare quello che meglio si addice a quella specifica situazione.
1. Regime forfettario
A chi si rivolge:
Imprese individuali e professionisti con ricavi totali che non superino la soglia degli 85.000 euro annui.
Vantaggi:
- Tassazione agevolata: 15% o 5% per i primi 5 anni in caso di nuova attività e rispetto dei requisiti specifici;
- Esenzione IVA, IRAP e ritenute:
- Tenuta di una contabilità molto semplificata.
Svantaggi:
- Non è possibile dedurre dal reddito i costi realmente sostenuti, ma si applica un coefficiente di redditività variabile a seconda del codice Ateco di riferimento;
- Non è cumulabile con altri redditi d’impresa (es. soci SRL);
- Esclusione dall’accesso a bonus e bandi di varia natura.
Esempio pratico:
Un consulente di marketing con 30.000 euro di fatturato annuo totale e pochi costi di gestione della propria attività, con l’adozione del regime forfettario, può risparmiare oltre 5.000 euro annui tra imposte ed adempimenti, rispetto all’adozione del regime semplificato,
Il regime forfettario, infatti, risulta molto più economico anche dal punto di vista del costo di tenuta della contabilità e assistenza amministrativa da parte dei professionisti.
2. Regime semplificato
A chi si rivolge:
Attività con ricavi tra 85.001 e 500.000 euro (servizi) o 800.000 euro (beni).
Vantaggi:
- Deducibilità integrale dei costi realmente sostenuti dal reddito complessivo;
- Tenuta della contabilità meno onerosa rispetto all’adozione del regime ordinario, ma più articolata rispetto al regime forfettario;
- Accesso ad agevolazioni fiscali e crediti d’imposta (es. bonus formazione, beni strumentali).
Svantaggi:
- Obbligo di tenuta dei registri IVA, contabilità per cassa;
- Maggiore carico gestionale rispetto al forfettario.
Esempio pratico:
Un’agenzia di comunicazione con 200.000 euro di ricavi e costi strutturati (staff, sede, software) può ottenere vantaggi fiscali grazie alla deducibilità completa di tali elementi dal reddito complessivo.
3. Regime ordinario
A chi si rivolge:
Attività con ricavi oltre le soglie del semplificato o strutture più articolate (es. SRL, Holding).
Vantaggi:
- Massima deducibilità di costi ed ammortamenti;
- Maggiore credibilità verso banche e investitori;
- Possibilità di accedere a più strumenti di finanza agevolata.
Svantaggi:
- Gestione più complessa (deposito del bilancio, redazione e tenuta delle scritture contabili, IVA per competenza);
- Costi amministrativi e gestionali di maggior importo.
Esempio pratico:
Un’impresa hi-tech strutturata, con diversi soci e collaboratori, opta per l’ordinario per accedere a bandi da oltre 200.000 euro e per poter beneficiare di una maggiore flessibilità fiscale all’interno del gruppo.
Conclusione
Il regime contabile adottato influisce sulla fiscalità, sulla gestione interna e sulla strategia implementata dell’impresa.
Per questo motivo, la scelta deve essere fatta con estrema attenzione, valutando il fatturato attuale, i livelli dei costi sostenuti, le ulteriori prospettive di crescita e le varie opportunità normative a disposizione.
Per questo motivo, affidarsi ad un consulente esperto e competente consente di effettuare la scelta giusta e, se necessario, modificare il regime adottato nel momento più opportuno per massimizzare il risparmio fiscale e le opportunità di sviluppo.
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